Nell’immaginario marocchino cresce la figura del sub-sahariano in transito e con un approccio securitario, fondamentali diventano gli accordi di mobilità e gli aiuti allo sviluppo, tasselli della logica di dare e avere.
Un partenariato speciale riconosce al Marocco uno Statuto avanzato: un pioniere nel mediterraneo per assicurare controllo, sicurezza ed un approccio globale al fenomeno migratorio. Stretti nella morsa, i migranti sono numeri che diventano leggi, politiche di controllo che disegnano accordi di cooperazione e gestione dei flussi migratori.
Il Regno marocchino ha lanciato lo scorso gennaio una politica radicale: un tentativo di regolarizzazione. Le cifre parlano di 30.000 migranti in situazione irregolare. Secondo una nota congiunta dei ministeri dell’Interno, della giustizia e degli affari esteri e cooperazione, si tratta di una nuova visione per una politica nazionale di migrazione, costituita attraverso una filosofia umanista e competente grazie al suo approccio pioniere a livello regionale.
La politica di regolarizzazione ha visto 16.000 domande di permesso di soggiorno presentate fino a giugno, con solo 3.000 domande accettate.
Un tentativo di regolarizzazione che in Marocco ha coinvolto, allo scorso 26 giugno, 16 000 domande di regolarizzazione, provenienti da 96 paesi diversi con in testa i Senegalesi, i Siriani, i nigeriani, gli Ivoriani e i Guineani.
Il Marocco, da sempre legato all’Europa per gli stretti legami economici e commerciali, attraverso quest’ultima politica migratoria sta cercando di imporsi come un nuovo modello da seguire nella regione mediterranea.
Il regno sta mutando la sua classica interpretazione di paese di transito, assumendo sempre più i caratteri di uno stato di destinazione.